Alonso afirma que "llegan al 100%" y "preparados" para ir a por el título
Fernando Alonso ha declarado que en Ferrari están "preparados" para ganar el título este año, y que "desconoce" si Red Bull será una vez más el rival a batir o conseguirán estar por delante de ellos de inicio.
En cualquier caso, piensa que "las posiciones del año pasado no sufrirán una revolución" en 2011, lo que implica que sigue creyendo que tanto "McLaren como Mercedes serán fuertes", ya que a pesar de que en pretemporada sus "tiempos no han sido espectaculares, y parecer pesimistas, podría ser una táctica" de despiste.
"Queremos estar en una posición más fuerte que la del año pasado", afirma Alonso en una entrevista al Corriere della Sera. "El objetivo durante este invierno era de hecho llegar a Australia delante del resto. Hemos hecho bien nuestro trabajo: probamos el coche en condiciones extremas para ver la fiabilidad y la velocidad, hemos trabajado con diferentes configuraciones para exprimir las ruedas al máximo. Llegamos al 100%".
Según el piloto asturiano, el plan de Ferrari para este año no ha consistido solamente en mejorar la estrategia de carrera, y mantener las demás cosas igual que en 2010. En Maranello saben que el mundial no solo se perdió en la carrera de Abu Dabi.
"Siempre hay espacio para mejorar", asevera. "Algunas áreas del equipo han sido fortalecidas, hay nuevas personas y creo que seremos más fuertes ahí (en la estrategia). Debemos tratar de repetir las cosas que hicimos bien y evitar los errores y después necesitamos suerte".
En Italia llama mucho la atención que Fernando Alonso no dedicase al equipo alguna palabra más alta que otra tras la última carrera del año pasado, habida cuenta de su carácter abiertamente crítico mostrado en sus anteriores equipos.
Alonso no cree que él haya cambiado, sino que el equipo donde está ahora es diferente de los anteriores: "Sigo siendo el mismo, digo la verdad. En Renault había ganado dos mundiales pero si algo iba mal no tenía miedo en decirlo. Y en McLaren algunos decidieron en mi contra".
"Aquí el equipo es siempre muy profesional, resuelto a ir en busca de la victoria", explica Alonso. "Eso me motiva. Todas las cosas que fueron bien el año pasado se debieron al trabajo de un súper equipo, y las que fueron mal se debieron a diferentes razones".
La química entre el equipo italiano y el piloto español es más que patente, a pesar de llevar tan solo un año juntos. Una prueba de ello es una anécdota que ocurrió durante el Gran Premio de Mónaco de 2010, cuando Alonso cometió un error en las entrenamientos libres del sábado. Según cuenta el español, escribió a cada uno de los mecánicos una nota en la que ponía: "La carrera no ha terminado todavía y el objetivo final es el campeonato, así que no os preocupéis que nos recuperaremos".
Según Alonso "nada cambiará" en su relación con Ferrari si esta temporada tampoco consigue el Mundial de pilotos: "Sé cómo de difícil es ganar un campeonato del mundo, y seguramente estoy en el mejor sitio para intentarlo. Aunque no lo ganase habrá gente peor".
Fernando Alonso también se refirió a algunos aspectos de su vida privada como la relación de "cariño de madre a hijo" que le une a su progenitora, o "lo mucho que respeta" a su padre. Asimismo reconoce haberse "emocionado mucho" durante la actuación de su esposa, Raquel del Rosario, en el Festival de San Remo.
Alonso, por mucho que algunos se empeñen en afirmar lo contrario, es un joven como otro cualquiera que conserva a sus amigos de la infancia: "Ellos (sus amigos) se interesan por mis experiencias, y yo escucho las suyas exactamente con la misma admiración porque tengo interés en conocer su día a día. No hay diferencia entre lo que ellos me cuentan y lo que les cuento yo a ellos, y eso es bonito".
Finalmente, además de mostrar de nuevo su apoyo a sus amigos Robert Kubica y Alberto Contador debido a los respectivos problemas a los que se enfrentan, Fernando Alonso dejó clara su simpatía hacia el entrenador del Real Madrid José Mourinho: "Me gusta (Mourinho)", afirma Alonso. "Algunas veces parece excesivo pero dice la verdad, lo que nadie tiene el coraje de decir. Si molesta no es su problema".
F1aldia.com
Vía: Corriere della Sera
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BARCELLONA - Fernando Alonso, la stagione di Formula 1 inizia senza il suo amico Robert Kubica, ancora in ospedale dopo l' incidente di rally. Lei come l' ha saputo? «Mi ha chiamato Flavio Briatore. Ero in Italia, ho telefonato subito al manager di Robert, mi ha detto che l' incidente era stato brutto. Sono andato subito a fargli visita. Ero sotto choc, due giorni prima eravamo a Valencia a fare i test, poi ti dicono che è molto grave: non ci vuoi credere». Cosa spinge voi piloti a cercare il rischio anche in vacanza? «Abbiamo bisogno di queste emozioni. Adesso in F1 è proibito fare i test, stiamo quattro mesi senza macchina, senza adrenalina, senza volante. Noi dobbiamo trovare altre cose per allenarci... e anche per vivere. Non possiamo stare a casa». Siete un po' matti. «No, matto è uno che va in autostrada a 200 all' ora. Un rally con la macchina omologata, con il casco e le cinture non è una pazzia». La stagione inizia com' era finita la scorsa: la Red Bull è la macchina da battere. «Non lo sappiamo. Ma le posizioni dell' anno scorso non possono essere rivoluzionate. Mi aspetto una Red Bull forte, una Ferrari forte, una Mercedes forte, una McLaren forte...». Anche la McLaren? «Penso di sì. I tempi non sono stati spettacolari, loro fanno i pessimisti, ma può essere una tattica». Se lo scenario dovesse essere quello del 2010, con la Red Bull più forte in qualifica e la Ferrari che se la gioca in gara, non sarebbe una delusione, dato che volevate smettere di inseguire? «Noi vogliamo partire da una posizione più forte dell' anno scorso. L' obiettivo di quest' inverno era, anzi è, arrivare in Australia davanti a tutti. Il nostro lavoro lo abbiamo fatto bene: abbiamo testato la macchina in condizioni estreme per vedere l' affidabilità e, quanto alla velocità, abbiamo lavorato con diversi set up per sfruttare le gomme al massimo. Arriviamo al nostro 100%: se è abbastanza lo capiremo lì». A proposito di gomme: più pit stop significa show o caos? «Mah, non ci saranno più gare con un solo stop, ma con molti movimenti, safety car, soste. Se questo favorisca lo show è ancora un punto interrogativo. Sicuro ci saranno alcune gare molto interessanti, e sicuro qualche altra sarà una lotteria. Questo può sfavorire i top team. Io penso che le macchine forti in F1 devono vincere. Se non vincono per colpa di una safety car non piace neanche allo spettatore». Vince il pilota che sa adattarsi alle gomme? «Vince chi ha la macchina più forte». Sappiamo com' è sfuggito il titolo l' anno scorso. Per vincere quest' anno basta rifare le stesse cose con una macchina migliore o c' è qualcosa da cambiare? «C' è sempre da migliorare, e no, non basta ripetersi. Qualche area della squadra è stata rinforzata, c' è gente nuova e penso che lì (ovvero: nelle strategie, ndr) siamo più forti. Noi piloti dobbiamo cercare di ripetere le cose buone e non rifare gli errori, poi serve fortuna. Mettere tutto assieme non è facile. Ma siamo pronti». In passato lei era più critico nei confronti del team. In Ferrari non le è mai uscita una parola storta. È diventato aziendalista? «Io sono sempre lo stesso, dico la verità. In Renault abbiamo vinto due Mondiali, ma se c' era qualcosa che andava male c' era paura a dirlo, così lo dicevo io. In Mclaren alcuni hanno deciso di darmi contro. Qui il team è sempre molto professionale, determinato a cercare la vittoria: non dappertutto è così. Questo mi motiva. Penso che tutte le cose che sono andate bene l' anno scorso sono dipese dal super lavoro del team e quelle che sono andate male sono andate male per motivi diversi». Gli uomini della Ferrari custodiscono come una reliquia un bigliettino che lei ha scritto a Montecarlo. Ce lo racconta? «Mi spiaceva molto perché la macchina era competitiva, potevamo puntare alla vittoria, ma ho fatto un errore, ho tirato troppo in prova. Il telaio si è rotto: niente qualifiche. Vedevo la faccia dei meccanici e mi sentivo male. Volevo dirgli «la gara non è ancora finita e l' obiettivo più importante è il campionato, quindi non vi preoccupate che recuperiamo». Dirlo a voce? Non era il momento e poi ero troppo triste. Quindi ho pensato di scrivere un biglietto a ciascuno di loro». Tutti la definiscono un leader: è solo istinto o ha studiato come comportarsi? «Non è che sono un leader, è che non mi piace perdere. Se giochiamo una partita di calcio, perdiamo 9-0 e si arriva ai 10, io dico a tutti che vinciamo 10-9. Nessuno ci crede ma io sono convinto. In F1 non voglio perdere e so che il mio risultato dipende dal lavoro di tanta gente: così cerco di aiutarli». Se quest' anno non arriva il Mondiale si rompe qualcosa tra lei e la Ferrari? «Per niente. So quanto è difficile vincere un Mondiale, e di sicuro sono nel posto migliore per provarci. Anche se non vinco c' è gente messa peggio». Lei è molto legato alla sua terra, Oviedo. Ce la descrive? «Non c' è la festa, non c' è il Mediterraneo. Siamo gente di campagna, io apro la finestra e vedo il prato, le due mucche del mio vicino di casa e un asino. È anche una regione industriale, si lavora l' acciaio, il ferro, il carbone nelle miniere. Anche lo stile di vita è diverso. Siamo più chiusi, riservati, meno simpatici di quelli del Sud». Che rapporto ha con i suoi genitori? «Con mia madre il rapporto è più... d' amore, da mamma a figlio insomma. Con mio papà è più intenso, fuori dal normale: ci capiamo senza parlare. Io lo rispetto molto e lui lo sa, anche se non glielo dico tutti i giorni. Con entrambi ho un rapporto speciale, anche perché a 13 anni sono andato fuori casa, sono cresciuto lontano e quando tornavo era tutto molto intenso. Se vivi in casa quando hai 15 anni ci sono anche giorni in cui i genitori non ti piacciono molto, per me non è mai stato così». I suoi amici sono quelli dei tempi della scuola: fanno tutti lavori normali, uno ripara ascensori... (ride) «Io non vado mai su quelli, prendo sempre le scale». ...fate vite molto diverse: avete ancora cose da dirvi? «Quando ci vediamo non ci sono neanche cinque minuti in cui non sappiamo di cosa parlare, è come se l' ultima volta fosse stata ieri. Loro si interessano alle mie esperienze, io racconto com' è il mondo fuori da Oviedo, ogni tanto li porto con me. E io ascolto le loro esperienze con la stessa identica ammirazione perché sono curioso di conoscere i loro giorni normali. Non c' è differenza tra quello che racconto io e quello che raccontano loro e questo è bello». Lei è un uomo ricco: ha mai avvertito che questo li infastidisse? «Mai. Non mi guardano strano e non si aspettano chissà che. Se giochiamo a tennis, un giorno portano loro le palline nuove, un giorno le porto io. Sono grandi i miei amici». Come spende i suoi soldi? «Per fortuna la mia qualità di vita non dipende dai soldi. Cerco comodità, non cose inutili. Mi piace avere una casa bella. Visto che al cinema non posso andare spesso, cerco di avere una tv più grande. Ma non sono uno da barche, aerei o cose strane». Si è emozionato a vedere sua moglie Raquel sul palco di Sanremo? «Molto, è stato diverso dai suoi concerti, quando c' è un pubblico di ragazzi di 20 o 15 anni. Essere lì con gente importante, a teatro, è stata un' emozione maggiore. E per lei una bella esperienza». Lei come si è trovato sul palco? «Molto nervoso!». Da tifoso del Real un giudizio su Mourinho. «Mi piace. Ha qualche aspetto eccessivo, ma dice verità che nessuno ha il coraggio di esprimere. Se disturba non è un suo problema». È contento di com' è finita la vicenda del suo amico Contador? «Sì, se non fanno appello. Ma non si doveva arrivare a questo punto: c' erano tre laboratori in tutto il mondo in grado di cogliere quel livello infinitesimale. Hanno voluto fare un po' di show, purtroppo». L' intervista Il fuoriclasse spagnolo parla del suo privato e rivela i piani di battaglia per una stagione vincente. Si parte domenica prossima in Australia La moglie Veder cantare Raquel al Festival di Sanremo è stato molto emozionante. Io sul palco? Uno stress! Il padre Con i miei genitori ho un rapporto unico: con papà riusciamo a capirci anche senza parlare Se stesso Sono andato via di casa ragazzino. Non sono diventato un leader, è che non mi piace perdere...
Ravelli Arianna (19 marzo 2011) -
Corriere della Sera
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